TASSE

La tassazione delle Criptovalute in Italia

L’Agenzia delle entrate con la risoluzione n.72/E del 2 settembre 2016 ha definito il bitcoin e le criptovalute in generale come una tipologia di moneta “virtuale” utilizzata come moneta alternativa non avendo la stessa una natura fisica ma digitale. Per quanto riguarda le imposte sul reddito delle persone fisiche che possiedono bitcoin, ethereum ed altre criptovalute, si applicano i principi generali che regolano le operazioni aventi ad oggetto le valute tradizionali.

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Un privato cittadino che non svolge attività finanziaria non dovrebbe pagare alcuna imposta, nemmeno qualora riesca a realizzare delle plusvalenze. I Bitcoin e le altre valute virtuali sarebbero considerate alla stregua di una valuta estera e varrebbero le stesse regole di quando ad esempio viene effettuato un cambio da euro a Dollari.

Ma, se nel corso di 1 anno e per almeno 7 giorni consecutivi si detengono criptovalute per un controvalore di 51.645,69 Euro (100 milioni di vecchie Lire), tale attività privata viene considerata dall’Agenzia delle entrate un’attività speculativa e viene dunque richiesto il pagamento delle tasse si eventuali plusvalenze del 26% e che le stesse plusvalenze vengano inserite nella dichiarazione dei redditi in base all’interpretazione della Risoluzione Ministeriale n.72/E del 2016 che di fatto tratta i Bitcoin e le altre criptovalute come una moneta.

Non essendo ovviamente i privati cittadini delle società e gli stessi non presentano un bilancio dove dichiarare plusvalenze, le stesse plusvalenze andrebbero dichiarate soltanto nel momento in cui vengono venduti i Bitcoin.

Il consiglio è comunque quello di rivolgersi sempre al commercialista di fiducia che possa fornire le corrette indicazioni relativo al pagamento delle imposte sulle criptovalute.